Biblioteca Aldo Luppi
Born to be wild: i parenti poveri dei fiori da vivaio
La storia della floricoltura è avvincente e parallela a quella più conosciuta dei viaggi di esplorazioni e dei nomi altisonanti ormai noti come Charles Darwin o James Cook. All'inizio del diciannovesimo secolo, grazie ai giardinieri e agli appassionati viaggiatori botanici, anche il più umile dei giardini poteva vantare fiori e cespugli esotici. Guardando un giardino possiamo oggi ricostruire secoli di viaggi per raccogliere le piante con i fiori più belli, la ricerca incessante di tecniche di miglioramento vegetale, incroci varietali, innesti, forzature...Quali sono i nostrani parenti "selvatici" delle piante che acquistiamo in vivaio?

Sono sei le specie di Geranium segnalate nel ferrarese di cui quattro molto diffuse.
Tra le più comuni Geranium dissectum L. – Geranio sbrindellato e Geranium molle L. – Geranio volgare I Gerani che acquistiamo fanno sempre parte della Famiglia Geraniaceae ma appartengono al Genere Pelargonium, originario dell'Africa australe.

Le specie del Genere Rosa sono circa 150, mentre le varietà delle Rose coltivate sono innumerevoli, una visita all'orto Botanico di Ferrara ci consentirà di vederne tantissime distinte in “rose antiche” e “rose moderne” (le rose antiche sono cultivar prodotte prima del 1867). Il roseto dell’Orto Botanico è diviso in tre zone: rose botaniche (specie selvatiche), rose antiche e rose moderne.
Comune nei nostri boschi, cespuglieti e siepi è la Rosa Canina, le cui bacche sono ricche di vitamina C.

Molto utilizzata anche per le numerose rotonde di Ferrara è la rustica Potentilla fruticosa, parente della molto più piccola Potentilla reptans, comunissima nei prati, argini, margini di fossi, luoghi erbosi disturbati e calpestati.

L'Hibiscus syriacus, chiamato così da Linneo che forse lo pensava proveniente dalla Siria, è invece originario dell'Asia e ha un parente diffuso da noi come infestante nelle colture sarchiate:l'Hibiscus trionum.

Se si nominano i tulipani è subito Olanda, anche se moltissimi giardini pubblici in Italia offrono splendide fioriture di queste piante con possibilità per i visitatori anche di raccoglierne (come il giardino di Turri in Sardegna).
Molto meno famoso il nostrano Tulipa sylvestris, un tempo relativamente diffuso nell’ambiente agrario. Oggi è in forte rarefazione a causa delle attuali modalità di conduzione delle colture, con scomparsa dei seminativi arborati e degli ambienti minori che un tempo delimitavano gli appezzamenti. Oggi si trova soprattutto in prati extragricoli.

Il genere Clematis comprende circa 250 specie di piante erbacee o legnose, rampicanti a foglie caduche o sempreverdi, rustiche e non. Non bella come la Clematis integrifolia Arabella in foto, ma diffusa in tutta Italia la Vitalba, Clematis vitalba. Pianta velenosa per la presenza di alcaloidi e saponine. Può provocare irritazioni cutanee al contatto.In passato veniva chiamata "erba dei cenciosi" in quanto i mendicanti erano soliti procurarsi irritazioni ed ulcerazioni con le foglie di questa pianta allo scopo di impietosire i possibili donatori.

A mio parere non meno bello degli Iris x hollandica, che è un ibrido sviluppato da specie originarie del Portogallo, della Spagna e del Nord Africa, è il nostro selvatico Iris pseudacorus che troviamo comunemente lungo i canali.

Comune ovunque l'Arum italicum, gigaro o calla selvatica, è della stessa famiglia della Calla coltivata, la quale però appartiene al genere Zantedeschia. Curiosità: Il nome scientifico del genere Arum deriva dal greco Aron che significa “calore” e si riferisce al fatto che queste piante quando sono in piena fioritura emettono calore (caratteristica particolare del genere).

Il Gladiolus italicus è purtroppo diventato raro nelle nostre campagne ed è comprensibile che non possa competere con i numerosi ibridi tra le specie esotiche africane, come il G. cruentus, il G. floribundus, il G. oppositiflorum, il G. primulinus il G. psittacinus e il G. quartinianus, dal portamento elegante e dai colori brillanti, delicati o intensi.

Raro e protetto è il nostrano campanellino maggiore, Leucojum aestivum, che troviamo in alcuni boschi golenali. Esistono in commercio ibridi più resistenti e ricchi di fiori rispetto al selvatico. Il Campanellino maggiore appartiene alla famiglia delle Amaryllidaceae come il selvatico e da noi rarissimo giglio di mare (Pancratium maritimum) e come i coltivati Agapanto e Amaryllis.

Il genere Limonium è interamente distribuito in ambienti costieri mediterranei, costituito da un gran numero di specie, spesso endemiche puntiformi. Lungo la costa regionale (soprattutto nel Ferrarese e nel Ravennate) sono presenti diverse specie, una delle quali scoperta solo di recente. Tutte le specie del genere Limonium sono protette in Emilia-Romagna da un aggiornamento della L.R. 2/1977.
Bella pianta, usata anche nelle composizioni florali dai vivaisti e fioristi che ne coltivano diverse specie, è stata protetta proprio perchè raccolta in modo indiscriminato.
Con il diffondersi di una coscienza ecologica e della consapevolezza dell'importanza di tutelare le nostre specie (autoctone) molti vivai e aziende agricole offrono cataloghi di piante "selvatiche" e autoctone. Quando si progetta uno spazio verde può valere la pena fare una ricerca in internet per avere un giardino tutto "nostrano". E non sarebbe male se fossero gli enti per primi a fare questa scelta per gli spazi verdi pubblici.
Libri consigliati per un giardino naturale e nostrano

Belle e selvatiche : elogio delle erbacce
Patrizia Cecconi
"Sono indipendenti, crescono da sole. Sono un po' anarchiche, vanno dove vogliono e non si lasciano comandare. Sono robuste e irriverenti, non cercano complimenti e ignorano l'adulazione. Si offrono naturalmente all'utilizzo di ogni vivente, allo sguardo, all'olfatto, al gusto, al calpestio. Sono libere e liberamente disponibili, non hanno prezzo. Sono come l'aria, come l'acqua libera, come il mare aperto, non hanno padroni: sono beni comuni". In questo modo il messaggio intrigante e provocatorio contenuto nel titolo si aggira tra le pagine del libro, insinuandosi tra nozioni di botanica, richiami alla filosofia della natura, preparati erboristici, gustose ricette e suggerimenti per un giardino poco conformista. Ed il lettore, di pagina in pagina, mentre apprende rimedi erboristici ed impara sfiziose ricette gastronomiche, viene indotto a rielaborare il punto di vista comunemente negativo verso le "malerbe" ed a ripensare le categorie tradizionali che includono persino i canoni estetici nelle logiche del mercato.

Angela Zaffignani
Guida alla realizzazione di un giardino secondo natura: come scegliere piante e arbusti favorevoli alla vita degli animali selvatici. Dai fondamenti del concetto di birdgarden a consigli pratici ed esempi di giardini realizzati. Il birdgarden è una provocazione a favore del "disordine", della varietà, del verde selvatico, libero da controlli di ogni tipo. No ad aiuole allineate, sì ad angoli diversi all'interno del giardino, a varietà e a forme vegetali spontanee, differenti per altezza, dimensione e colore. Chiunque disponga di un pezzetta di terra o di un terrazzo, può tentare di renderlo attraente per uccelli, farfalle, ricci e moltissimi altri animaletti.

All'ombra delle farfalle : il giardino e le sue storie
Francesca Marzotto Caotorta
"Se guardo le piante come fossero sorelle, lo devo a mio padre." Con il riconoscimento di questo debito di gratitudine si apre il libro di Francesca Marzotto Caotorta sui giardini. Nei suoi ricordi affiorano le esortazioni paterne: guarda meglio, guarda con gli occhi e insieme con tutti i sensi, la incitava lui davanti a un paesaggio, a un muro solo apparentemente grigio, su cui la luce gettava sfumature dei più vari colori. Ma nei ricordi, insieme alle esortazioni affiorano, perentori, anche i suoi aut aut: "Le dalie viola, mai!". Perentori ma presto dimenticati, perché ognuno vuole il "proprio" giardino, e quel fazzoletto di verde più o meno esteso è il luogo dove possiamo godere dell'opportunità quasi unica di creare, di plasmare un pezzetto di mondo come desideriamo, a nostra misura, che faccia da sfondo ai nostri sogni, da specchio ai nostri sentimenti. Forte di questa convinzione, l'autrice, una delle più note e autorevoli esperte italiane di giardini, prova ad aiutarci a riconoscere e realizzare il giardino che ognuno di noi porta dentro di sé: quello della nostra infanzia, quello descritto nei libri che abbiamo amato, quello che ci è rimasto impresso durante i nostri viaggi. E lo fa ricordandoci subito che ogni terreno ha la sua "vocazione", e che il buon giardiniere, prima di realizzare il "suo" giardino, deve sempre osservare con attenzione il luogo prescelto, scrutarne il variare della luce nelle diverse ore del giorno e nel succedersi delle stagioni.