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Luigi Pintor. La passione per una sinistra libertaria: un giornalismo libero al servizio di un’idea etica della politica

Lunedì 24 novembre 2025, ore 17

Biblioteca Ariostea Via delle Scienze, 17 Ferrara

Conferenza di Fiorenzo Baratelli (Direttivo dell’Istituto Gramsci), in ricordo del fondatore de "Il Manifesto" nel centenario della nascita

Dialoga con il relatore: Sergio Gessi (giornalista e saggista)

È nota la risposta di Enrico Berlinguer a Giovanni Minoli (“Qual è il giornalista italiano che preferisce”?): “Luigi Pintor. Ha la stoffa del giornalista di alta qualità”. Scrittura sobria, essenziale, senza un grammo di retorica. E soprattutto, sempre tesa a dire la verità. Non solo sull’avversario (compito relativamente facile), ma anche sulla sinistra: analisi spietata dei fallimenti, disincanto sulle prospettive, amara ironia sui compagni di strada. Ma non sono mai stati un segno di resa, di rassegnazione, di accettazione delle ingiustizie grandi e piccole. Segnato fin dalla giovanissima scelta di vita dall’eredità del fratello Giaime, Luigi non ha mai scordato l’ultima lettera che a lui indirizzò Giaime prima di partire per la missione partigiana in cui perse la vita: “Nessun gesto è inutile, purché non sia fine a se stesso”. La speranza, nutrita di conoscenza e di solido pensiero critico, ha sempre guidato Luigi Pintor nella sua vita di militante al servizio di una idea libertaria della sinistra. Fu maestro di un giornalismo di parte, ma libero e coraggioso. Luigi Pintor fu anche un grande scrittore di ‘ricordi’. Si tratta di quattro libretti smilzi, ma ricchissimi di sostanza. Quale? Quella che egli trattenne dalla sabbia dei giorni. “Passioni, lotte, sconfitte: è stato tutto vano? No di certo, sono in ogni tempo il sale della terra, e così è stato anche in questi decenni. Ma con la coscienza che basta una pioggia a lavare la terra, e il sale si scioglie in acqua”. La radiazione dal Pci è una ferita che torna e ritorna, ma senza vittimismi, né risentimenti. Era pessimista, ma mai riguardo all’uomo, perché ciò equivarrebbe “legarsi una pietra al collo e buttarsi a mare”. La divisa morale di Luigi  Pintor, uomo reso asciutto dal dolore (morte del fratello Giaime. Poi la morte di due figli e la lunga agonia dell’amata moglie), e da un sobrio pudore dell’essenziale, si può sintetizzare così: “Non pesare sulla terra. Nessun patetismo. Fedele ad un futuro più giusto e libero come aveva deciso di scegliere fin da giovanissimo”. Era preparato al continuo ritorno del male, ma non a considerarlo una cosa normale, da accettare senza reagire. L’iniziativa a lui dedicata, comprenderà anche un confronto sullo stato attuale dell’informazione politica.

A cura dell’Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, con il patrocinio del Comune di Ferrara

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